Nell’universo anarco-psichedelico dei pijamaparty, dove il crossover è l’unica regola
La band toscana ha pubblicato a inizio 2018 l’album d’esordio “Ca$h Machine”, autentico concentrato di stili eterogenei mescolati con sorprendente freschezza
Ricetta: prendere buone dosi di funk, punk, reggae, elettronica; amalgamare con inclinazione anarchica, attitudine psichedelica e sfrontatezza giovanile; frullare il tutto e condire con autoironia e coloratissima estetica ’90s. I pijamaparty hanno pubblicato all’inizio di quest’anno il loro primo album, Ca$h Machine (Black Candy Records), autentico concentrato di stili eterogenei mescolati con sorprendente freschezza. Rispetto alla maggior parte delle release di area indipendente di questo periodo, quella della band toscana appare quasi un’eclettica bizzarria. E per fortuna. I ragazzi comunque hanno le idee molto chiare sulla loro identità come band e proprio da oggi è disponibile nei negozi la versione fisica del disco d’esordio. Contemporaneamente parte il mini-tour che li porterà in giro fra centro e nord Italia.
Ci raccontate come si è formata la band? Da quali esperienze provengono i membri dei pijamaparty?
La storia di come si è formata la band non è niente di eccezionale. Pijamaparty nasce normalmente, come la media delle band nasce. Un parto semplice senza particolari complicazioni. Diciamo che pijamaparty nasce come un riassunto di vari scenari musicali della provincia. Io (Silvia, la voce, ndr) e “Cumma” (il bassista, ndr) suoniamo insieme da più di dieci anni. In uno dei primi progetti, quando mi convinsi che forse ero più brava a scrivere che a suonare la batteria, tirammo dentro Mug (il batterista, ndr), reduce da un bad trip con la sua precedente band.
Questa formazione, i The Circus, andò a male prima della data di scadenza riportata sulla confezione, perché era un ottimo progetto, ma non avevamo le condizioni giuste di conservazione. Ad ogni modo io e Cumma raramente ci siamo sognati di smettere, dunque come ogni buon vizio lo abbiamo ripreso. Raccattammo “Sweety”, tastierista promettente, e “Hanif”, giovanissimo ex membro della nostra band gemella The Offsets di padre crossover e mamma punk (celebre pezzo, La Nutria).
Il vostro album d’esordio Ca$h Machine, uscito a gennaio su digitale, viene pubblicato oggi anche in formato fisico. Era vostra intenzione sin dall’inizio? Se no, quali considerazioni vi hanno spinto verso questa release?
Non ci ha spinto niente, è stato un colpo di fulmine. Ci siamo innamorati della teoria del “toothpaste tube” e l’abbiamo applicata a modo nostro. Nella realtà ha diverse applicazioni, nel nostro caso è un tentativo di mantenere alta l’attenzione dilazionando nel tempo eventi cruciali che caratterizzano i percorsi di ogni band. Ad ogni modo non vogliamo svelare completamente i nostri “barbatrucchi” di marketing, ma a livello concettuale si può dire che sì, è stata una scelta ponderata oltre che un esperimento, consapevoli del fatto che il digitale ormai è fondamentale nella carriera di un artista ma volendo ridare allo stesso tempo una certa dignità all’oggetto fisico del CD. Isolando le due uscite speriamo di dare loro uguale importanza oltre a metterle entrambe in evidenza. Oltretutto così abbiamo più occasioni per festeggiare.
Contestualmente partono anche le vostre date live. Come sarà il set sul palco per suonare l’album dal vivo?
Il live è come una ferita aperta: ha un approccio più carnale, più sanguigno. È carne viva. Abbiamo aumentato di un paio di tacche l’elettronicità della faccenda e non escludiamo che possa aumentare in base alle situazioni. Di base sarà un live set umano anche se arrochito parecchio con i dovuti effetti speciali. Venire a un concerto dei pijamaparty sarà comunque un “back in the days” per quanto riguarda l’approccio alla metodica e alla concezione di una live band, dove non mancherà però una buona dose di scenari, tematiche e attitudini della scena contemporanea.
La vostra attitudine è un po’ un crossover al quadrato: psichedelia, animo punk, reggae vibes, tutto insieme. Quante “personalità” hanno i pijamaparty?
Cinque. In pijamaparty non c’è democrazia, siamo pesantemente contrari alla democrazia. In pijamaparty regna l’anarchia che a questo giro, per quanto ci riguarda, ha funzionato. Ognuno si esprime liberamente sia musicalmente sia emotivamente, porta dentro casa tutto il ferrovecchio che ha raccattato nel proprio percorso, musicalmente parlando, e poi insieme cerchiamo di metterlo insieme. Ovviamente coordinare cinque personalità che al loro interno ne hanno altrettante non è facile, non mancano litigate e incazzature. Sembrerà strano ma questo album è venuto fuori con una spontaneità inverosimile. Il problema sarà il prossimo, eventualmente.
Parallelamente, i suoni dei vostri brani attingono a tendenze musicali eterogenee. Quali sono, fra gli artisti che hanno maggiormente contaminato i generi, i vostri preferiti?
Un esercito. Veramente molti direi, ma se vogliamo ridurre ai minimi temini diciamo che volendo fare una Top 10 dei nostri idoli/riferimenti in ordine sparso sarebbe: Red Hot Chili Peppers, Die Antwoord, Rage Against The Machine, Pendulum, Beastie Boys, Cypress Hill, Yeah Yeah Yeahs, David Bowie, Parliament e Funkadelic.
La vostra identità sia visiva che sonora è molto colorata, giocosa e ironica, quasi una rarità per il panorama indipendente italiano di oggi. Che tipo di immagine volete dare di voi?
Questa è una domanda complicata. Più che un’immagine, il nostro è un messaggio che è quello del “fai quello che ami senza preoccuparti di cosa penseranno gli altri perché di sicuro lo farai bene”. È una sorta di incitamento, non tanto alla ribellione, quanto all’uscire dalla trappola dei giudizi. Non siamo anticonformisti. Semplicemente ciò che ci piace lo prendiamo e ciò che non ci piace lo scartiamo: mangeresti mai una roba che sa di cacca di cane solo perché rientra in dei canoni da seguire? È il motivo per cui i nostri pochi (per ora) fan ci amano. Siamo puri e permettiamo a tutti di ritrovarsi, in questa libertà di esprimersi, di manifestarsi, di non prendersi sul serio e fare quello che ami o che ti passa nella testa. Rendiamo figo il semplice essere se stessi.
Le prossime date live dei pijamaparty
- 12 aprile – Urban, Perugia
- 20 aprile – Viper Theatre, Firenze
- 25 aprile – Arci Chinaski, Sermide (MN)
- 26 aprile – Arci Tom, Mantova
- 27 aprile – Ohibò, Milano
- 11 maggio – Bookique, Trento
- 7 giugno – Reasonanz, Loreto (AN)