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La provocazione di Tedua: «Mi piace definirmi pressapochista ma ho una missione»

A una settimana dall’uscita de “La Divina Commedia” abbiamo incontrato il rapper di Cogoleto. Come è nato e cosa rappresenta davvero questo suo album-viaggio da record? Chi sono i suoi hater oggi? L’intervista-fiume

Autore Silvia Danielli
  • Il9 Giugno 2023
La provocazione di Tedua: «Mi piace definirmi pressapochista ma ho una missione»

Tedua - La Divina Commedia - intervista - foto di David LaChapelle

Tedua è al Sony Club, l’ultimo piano della sua casa discografica, tutto finestre, poltroncine comode e una bella terrazza. Sembra però dentro a una catena di montaggio perché sta firmando senza sosta i booklet dei suoi cd destinati ai fan. È in canotta bianca ed è decisamente accaldato perché non vuole accendere l’aria condizionata, “mi fa venire mal di gola, poi come faccio?”. “Ieri ha fatto le 22, ma fosse stato per lui avrebbe anche continuato”, scherzano i responsabili della distribuzione negli shop.

Sorridente e affabile come sempre, a prima vista Mario Molinari, classe 94, sembra proprio contento. Tutte le 16 tracce del nuovo album La Divina Commedia sono nelle prime 30 posizioni di Spotify e nelle prime 20 di Apple Music. Anche se –  forse – uno spirito come lui non è mai totalmente appagato. Anche i fan hanno vissuto l’hype dell’uscita in maniera particolarmente sentita, dopo cinque anni da Mowgli, con l’intermezzo della Vita Vera Mixtape.

L’intervista a Tedua

Allora come stai oggi? Sei soddisfatto? Giovedì scorso hai annullato la promo per una febbre che mi pareva proprio psicosomatica o sbaglio?

Probabile, ero molto agitato e non stavo bene. Adesso certo è diverso: vedere che tutte le tracce sono in classifica è incoraggiante. Finché un disco non esce non sei sereno. Ora ho consegnato la tesina e ho preso un bel voto, dai.

L’hai anche consegnata in ritardo, aggiungendo capitoli – ops brani – all’ultimo.

Ehm sì, dai. Lo sanno tutti. Ho lavorato a La Divina Commedia da maggio 2022 fino al mese scorso. Prima il lavoro si è concentrato soprattutto sulla ricerca della consapevolezza e la formazione del team migliore possibile che mi potesse aiutare. E poi ho provato una sorta di depressione nei mesi della pandemia: non una forma grave che necessita l’uso di farmaci, per carità.

Forse hai capito e provato quello che potrebbe essere: la tua crisi era legata al fatto che fossimo chiusi in casa e non trovassi stimoli di scrittura?

Era dovuta a più motivi. Ero affranto per come veniva gestita la comunicazione nel nostro Paese in quel periodo. Per le persone che morivano e per le persone che perdevano il lavoro. Pure per i miei colleghi che non potevano esibirsi. Ero ossessionato dalle news sui giornali. Non volevo seguirle continuamente ma lo facevo lo stesso. E poi, penso di aver avuto la crisi dei 30 anni ma a 27 (spero così di non averla più!).

Mi sono reso conto che tante cose non sarebbero più tornate: non ci sarebbe più stato il periodo della giovinezza senza le rughe e della spontaneità. In più io – come tutti gli altri ragazzi – mi stavo bruciando quegli ultimi anni chiuso in casa. Quindi ho perso l’entusiasmo e non riuscivo a più venirne fuori. Poi, ho trovato anche io, come tutti, degli aspetti positivi ovvero il riflettere molto su me stesso e sul cercare di migliorare. E io volevo migliorare molto soprattutto una cosa.

Cosa?

La mia tecnica. Ma anche questo mi ha portato a un corto circuito cerebrale. Perché stavo migliorando e raggiungendo buoni risultati tecnici ma a quel punto stavo perdendo l’intenzione. Se perdi l’intenzione hai perso tutto però.

E come hai fatto a recuperarla?

Perché mi sono riconnesso a me stesso e a quello che volevo trasmettere. È un problema di tanti artisti: non sapere quello che devono dire. Io sono convinto che il tuo subconscio non possa interagire con l’universo, attrarre ciò che vuoi, se non sai chi sei. È fisica quantistica ed è la filosofia del XXI secolo. Basta Kant e tutti i filosofi che abbiamo studiato: ormai sono superati. Ognuno di noi può trovare un Dio dentro di sé. Non mi interessa se posso sembrare un santone.

Sei credente?

Per retaggio culturale, appunto. E in modo diverso: credo che Dio sia dentro di noi e tutti facciamo parte di un’unica coscienza. Senza per forza seguire la concezione teologica, cristiana o musulmana che sia.

Ma c’è stato qualcosa in particolare che ti ha fatto raggiungere questa coscienza?

Il mio viaggio negli Stati Uniti nel maggio dell’anno scorso, tra Los Angeles, New York e San Diego. E poi anche il documentario di Kanye West. Mi ha fatto tornare la passione per fare musica. E la voglia di trasmettere appunto la consapevolezza che la coscienza di te è ciò che ti avvicina all’Universo. Perché la vita, anche se fatta di regole scientifiche e leggi, è qualcosa di molto più profondo.

Il tuo essere fuori-tempo era anche una tua caratteristica peculiare: perché hai voluto a tutti i costi cambiarla?

Perché volevo arrivare a tutti. Non c’è tanto da girarci attorno: non potevo rimanere quello che rappava fuori-tempo. Ho cercato di migliorare dal punto di vista canoro, da quello lirico di scrittura e dalla qualità delle basi. Credo che la mia musica sia migliorata dal punto di vista dell’arte. E poi ho applicato le giuste strategie di marketing: io comunque sono un venditore. Voglio essere più fruibile da parte del maggior numero di persone. Certo l’obiettivo è vendere il proprio prodotto all’interno dell’industria senza snaturare per nulla la propria arte. Perché non puoi fare arte fine a sé stessa. Io non capisco coloro che fanno arte e pensano che il pubblico non la possa capire o che l’industria sia troppo superficiale. Allora il mondo – e noi  – è troppo superficiale!

In questo miglioramento hai curato ancora di più la parte visual e hai chiamato un peso da novanta come David LaChapelle.

Ci siamo intesi dalla prima volta che abbiamo parlato via Zoom. Lui è un artista perfettamente cosciente di sé. E andare a casa sua alle Hawaii è stato eccezionale, continuiamo a sentirci spesso.

Tornando un attimo al principio di tutto: che rapporto hai con La Divina Commedia?

L’ho studiata a scuola, come tutti, e mi era piaciuta tantissimo. Poi mi sono appassionato nel 2020 quando il mio manager mi ha regalato il libro di illustrazioni di Gustave Dorè: le migliori di tutte secondo me. Però il mio rapporto con La Divina Commedia è molto pressapochista perché io sono un ragazzo di periferia che ha fatto l’alberghiero.

Beh fossero tutte così le persone pressapochiste.

Ma sì, sono un gradasso che rigira le cose a proprio favore. È la verità. Mio fratello acquisito è un medico e pure un classicista. Mi ha insegnato un punto di vista diverso sulle cose e non posso che ringraziarlo. Ma io non sono così. Non voglio dire di aver affrontato le cose in maniera tamarra, però le ho sempre fatte “alla Tedua”. Sono andato al di là dei paletti dello studente normale. Per questo la mia Divina Commedia è ricca di riferimenti impliciti, se no sarebbe stata una tesina didascalica.

“Meglio finto intellettuale che finto criminale” rappi in La Verità, il brano con i BNKR44: chi ti dà fastidio?

Quello sì. I finti gangster mi fanno un po’ pena. Mi danno fastidio i veri gangster che estorcono denaro agli imprenditori. Però chi mi chiama “finto intellettuale” non capisce il mio essere un ragazzo speciale, a metà tra l’ignoranza e la cultura. Io in fondo rappresento la retorica del pressapochismo.

Scusami Mario ma non sono d’accordo.

Beh sì, perché rappresento il popolo e il popolo è un po’ quello.

I puristi del rap come hanno preso La Divina Commedia, dove canti anche?

Loro sono dalla mia parte. Non ho trovato tante critiche costruttive. Sai ti ho detto perché che sono gradasso e lo sono anche perché ho scelto un titolo così importante. Molti dei miei hater hanno detto che non mi sarei dovuto permettere, avrei dovuto fare molte più citazioni e poi, dopo 5 anni, avrei potuto fare qualcosa di più sofisticato. Ma io sono col cuore in pace perché ho spiegato bene il mio viaggio interiore: ho raccontato che cosa sia stato per me l’Inferno e che cosa sia il Purgatorio. E il mio Paradiso…

Aspetta, voglio arrivarci alla fine al Paradiso.

Comunque, sono stato vittima anche di troppo hype e di troppa aspettativa. Però non è stata colpa mia, mi è capitato così. E poi penso: il mio gruppo preferito sono i PNL che non fanno un disco da anni. Però io non è che ci rimango male: quando uscirà un nuovo lavoro non farò nemmeno confronti.

Volevo sapere però se qualcuno ha avuto da ridire perché tu canti proprio ne La Divina Commedia.

Il passaggio della visione di me da rapper urban a mainstream non mi pesa. Sono abituato: è successo anche a Fabri Fibra e ai Club Dogo in passato. Ne La Divina Commedia ho voluto inserire dei “ritornelli da Forum d’Assago”, neanche pop. Poi però ho compensato con altri pezzi. Comunque, ho preso lezioni di canto e credo che le topline non siano da pop becero.

In questi anni hai anche iniziato a recitare: nel film L’ombra di Caravaggio diretto da Michele Placido.

Pensavo che qualcuno avesse la pazienza di insegnarmi qualcosa invece sono stato buttato sul set. Interpreto un allievo commosso e innamorato dal punto di vista platonico e bisessuale. Difficile! Però mi sono buttato ed è andata bene. Quello che mi hanno insegnato è che bisogna mettere da parte l’ego per trovare l’arte. Quindi tutto il contrario rispetto allo star system dei rapper. Va abbattuta anche qualsiasi maschera: e qui torniamo sempre al mio desiderio di essere più fruibile da tutti. L’Inferno è anche diventare famosi.

Per te L’Inferno non era essere bloccato creativamente?

Ci sono diverse chiavi di lettura. L’essere famosi è anche entrare in un élite, di gente che non deve vivere con 1500 euro al mese. E ti fa perdere di vista chi sei e cosa sei diventato. Ecco, questa consapevolezza ti porta al Purgatorio. Paradiso è invece vendere la tua arte rimanendo sé stessi senza togliere qualità. Io sono riuscito a far combaciare la mia arte per le hit con Sfera, Rkomi, Bresh, Lazza. Poi ci sono anche pezzi più profondi come l’Intro, l’Outro, Bagagli, il pezzo con Marra e quello con Guè. Tornando alla recitazione: ora mi prenderò anche un actor coach, ho un’agente che è la stessa di Riccardo Scamarcio. Penso che anche nel video si veda la mia esperienza con Placido: lì abbiamo messo su una squadra pazzesca e penso sia il migliore della mia vita. E ho progetti anche molto più in grande.

Quali?

Voglio studiare sceneggiatura, regia e la recitazione appunto. Perché posso pure imparare a fare l’attore ma non potrò mai ottenere risultati eccelsi perché avrei dovuto iniziare da piccolo con le lezioni. L’ho solo fatto alle medie costretto dai servizi sociali che dicevano che stavo troppo tempo fuori casa con gli amici a Bonola. Certo Alessandro Haber mi ha detto che sono molto portato e detto da uno come lui penso sia il massimo! Voglio avere una visione sull’opera generale. Vedi col rap ho iniziato in terza elementare! Anche se per il primo pezzo ufficiale avevo 11 anni.

Adesso possiamo arrivare a dire che cosa è il Paradiso per te.

Il raggiungimento di un equilibrio, perché la perfezione non ci può essere. Ed è nel mio svegliarmi presto al mattino, alle 11 circa, io non l’avevo mai fatto. Non mi svegliavo mai prima delle 14, andando a letto alle 6 o alle 8. Nello smettere con le canne. Non definitivamente, però non voglio più farlo tutti i giorni per la gola e perché toglie lucidità. C’è poco da fare. E io ho bisogno di seguire tutto in maniera precisa. E poi sono tornato sicuro di me stesso.

Ora sei pronto per affrontarlo?

Sì, e non potevo dedicarmici prima perché dovevo affrontare altre fasi. Lo sto preparando e ti dico in anteprima: sarà un’edizione deluxe. Ancora con la copertina di LaChapelle. E poi non sapevo come sarebbe andato questo. Ho dichiarato che se questo disco avesse floppato sarei rimasto qui.

Direi che non ha floppato.

No, uscirò dal Purgatorio, dai.

Dal 28 ottobre Tedua sarà in tour, con molti sold out già annunciati e alcune date nuove:

LA DIVINA COMMEDIA TOUR – CALENDARIO DATE

Sabato 28 ottobre 2023 | Jesolo, Palazzo del Turismo – DATA ZERO SOLD OUT

Sabato 04 novembre 2023 | Firenze, Mandela Forum

Mercoledì 08 novembre 2023 | Roma, Palazzo dello Sport – NUOVA DATA

Giovedì 09 novembre 2023 | Roma, Palazzo dello Sport – SOLD OUT

Sabato 11 novembre 2023 | Genova, Stadium – SOLD OUT

Lunedì 13 novembre 2023 | Milano, Mediolanum Forum – SOLD OUT

Lunedì 04 dicembre 2023 | Milano, Mediolanum Forum – SOLD OUT

Martedì 05 dicembre 2023 | Milano, Mediolanum Forum – SOLD OUT

Venerdì 08 dicembre 2023 | Bologna, Unipol Arena 

Domenica 10 dicembre 2023 | Napoli, Palapartenope 

Martedì 12 dicembre 2023 | Torino, Pala Alpitour

Mercoledì 13 dicembre 2023 | Milano, Mediolanum Forum – NUOVA DATA

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PAOLOOO